Mentre parte dell’Italia è bloccata dall’epidemia di Covid-19, il comparto della vigilanza privata continua a lavorare senza sosta, esponendo i lavoratori al rischio contagio
A seguito dell’ultimo DPCM, risalente all’11 marzo scorso, tutta la Penisola è diventata “zona rossa” e gran parte delle attività si sono fermate. Tra i settori che ancora lavorano figura quello della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, che a fronte dello stato d’emergenza ha assunto nuove funzioni e incrementato il servizio per evitare la diffusione del Covid-19.
Si tratta di circa 70 mila addetti che, come sottolineato dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs “sebbene in attesa di rinnovo contrattuale, seppur ignorati dalle associazioni, anche durante l’emergenza pandemica, continuano con impegno e professionalità a presidiare tutti i luoghi, garantendo la sicurezza dei beni e contrastando gli assembramenti di persone”.
In una lettera inviata al Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, le associazioni sindacali hanno voluto richiamare l’attenzione delle Istituzione sulle problematiche attuali del settore e sui rischi alla salute a cui sono esposte le guardie giurate, considerato anche che “la maggior parte degli istituti di vigilanza non hanno provveduto a fornire ai lavoratori dispositivi di sicurezza e ordini di servizio precipui in tal senso”. Diretta conseguenza, secondo i sindacati, di gare d’appalto sottocosto che da tempo compromettono la salute dei lavoratori.
Nello specifico, Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno invitato il Ministero, “ad emanare una normativa cogente per disporre gli equipaggi nel settore del trasporto valori, volta a garantire il servizio sull’intero territorio nazionale coerente con le misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica Covid-19”.
Inoltre, nella missiva emergono anche le problematiche inerenti agli addetti del comparto “esposti alla sospensione delle attività e alla conseguente sospensione della retribuzione e della contribuzione in mancanza del differimento dei termini per l’ottenimento del rinnovo dei titoli e della licenza, per il conseguimento dei quali è necessario sottoporsi periodicamente a visite mediche di controllo, posticipate a data destinarsi, e ad esercitazioni presso i poligoni di tiro, allo stato chiusi”. Il 12 marzo scorso infatti il Dipartimento di Pubblica Sicurezza aveva diffuso una circolare con la quale venivano sospesi, per la durata di 30 giorni, i termini per la conclusione dei procedimenti amministrativi di rilascio e rinnovo di licenze e autorizzazioni di polizia.
In conclusione, i sindacati hanno invitato le Istituzioni “a condividere tutte le azioni da mettere in campo per il superamento delle criticità che investono il comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari”.