In anni di ricerca e progresso tecnologico, il riconoscimento del presunto colpevole di un reato ha attraversato varie evoluzioni, fino al ricorso di strumentazioni che utilizzano l’Intelligenza Artificiale
Da quando in tempi più recenti Alphonse Bertillon introdusse un metodo di misurazione antropometrica, l’identificazione delle caratteristiche fisiche di un individuo è stato uno strumento sempre più determinante ai fini di un’indagine. L’immagine del sospettato disegnata in un foglio, grazie alla sommaria descrizione di un testimone, nonostante i sempre presenti limiti della memoria umana, ha portato spesso alla risoluzione di un caso. L’identikit fornito manualmente richiedeva tuttavia notevoli abilità da parte dei disegnatori delle forze dell’ordine, che, oltre al “talento artistico” dovevano avere una notevole propensione a carpire ogni singolo dettaglio fornito dal teste. Successivamente, lo sviluppo di software specializzati, ha semplificato la vita dell’operatore, grazie ad un database con diverse tipologie di caratteristiche facciali da far vedere al testimone.
Con il passare degli anni, la necessità di fornire agli investigatori risultati migliori al fine di identificare un presunto colpevole è diventata più stringente. Il riconoscimento biometrico è la risposta a questa esigenza e la sua diffusione ha sconfinato oltre le mere necessità investigative e di security, ma anche verso servizi commerciali. Di fatto, la biometria consente, tramite appositi algoritmi e sensori, di identificare un soggetto sulla base di una o più caratteristiche fisiologiche e comportamentali confrontandole con i dati precedentemente acquisiti e presenti nel database del sistema. Nello specifico, la biometria fisica si occupa di analizzare e rilevare i tratti somatici di un individuo, come il colore e la dimensione dell’iride, la forma delle orecchie e la sagoma della mano, la fisionomia facciale e le impronte digitali oppure comportamentali come la firma e l’analisi della voce del soggetto.
Ad oggi il sistema più utilizzato dalle forze di polizia in tutto il mondo è la raccolta delle impronte digitali, che a differenza del DNA sono diverse anche in gemelli omozigoti. Un altro sistema biometrico dal grande potenziale è il riconoscimento tramite la scansione dell’iride, che nonostante la grande diffusione, è ancora in fase di test. Una volta ottenuta un’impronta biometrica attraverso dispositivi quali scanner, laser, telecamere, microfoni etc. si passa alla fase di verifica e identificazione.
L’ICAO (International Civil Aviation Organizzation) ha raccomandato l’uso di caratteristiche biometriche (volto, impronte e iride) per i moderni passaporti.
Per accedere negli Emirati Arabi è necessario confrontare l’immagine del passeggero via Internet con un Data Base contenente circa un milione di Iris Code relative a persone espulse. Il tempo di ricerca è di circa un secondo su una media di dodicimila passeggeri al giorno.
Ad oggi, i sistemi di riconoscimento facciale sono avvolti da una coltre di perplessità generale. Da un lato, in merito all’accuratezza e l’affidabilità dei dati acquisiti in quanto alcune caratteristiche biometriche si possono modificare nel tempo come la firma o la voce (in condizioni di stress o in caso di non perfetta conservazione del corpo dove vengono effettuati i rilievi) dall’altra sulle questioni derivanti la privacy e il trattamento dei dati personali.