Riforma della Giustizia: cosa cambia?

riforma della giustizia

Il 15 giugno scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato la Riforma della Giustizia, proposta dal Ministro Carlo Nordio. Abuso d’ufficio, intercettazioni e custodia cautelare i cambiamenti più significativi.

Il 15 giugno scorso Palazzo Chigi ha approvato il disegno di legge della Riforma della Giustizia, presentato dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo sei mesi di lavoro.

Il Ddl è composto da otto articoli e prevede importanti modifiche al Codice penale, nonché al Codice di procedura penale e all’Ordinamento giudiziario.

Tra le novità più importanti si evidenziano l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la pronuncia di un giudice collegiale sulle richieste delle misure di custodia cautelare, un ridimensionamento sul reato per traffico di influenze illecite e sulla pubblicazione delle intercettazioni da parte dei giornalisti.

Avviso di garanzia

Il disegno di legge è intervenuto andando ad integrare l’art. 369 c.p.p. definendo le modalità riguardo sia la consegna dell’avviso di garanzia che la notificazione, che dovrà essere eseguita dagli ufficiali giudiziari solo per reati gravi, in modo da garantire la riservatezza del ricevente. Inoltre, il testo prevede che l’avviso di garanzia dovrà essere corredato di una “descrizione sommaria del fatto, comprensiva di data e luogo di commissione del reato” e che non potrà essere pubblicato fino al termine delle indagini preliminari.

Abuso d’ufficio

La Riforma della Giustizia prevede l’abolizione del reato di abuso di ufficio e, quindi, l’abrogazione dell’art. 323 del Codice penale. Questa decisione è stata motivata dal fatto che negli ultimi anni le archiviazioni avevano raggiunto un numero molto alto rispetto alle condanne. Nel 2022 circa 4.000 casi hanno portato a meno di 400 processi e a sole 18 condanne.

Intercettazioni

Il Ddl, intervenendo sull’art. 114 c.p.p., vieta la pubblicazione, anche solo parziale, del contenuto delle intercettazioni. Alla stampa sarà consentito di pubblicare solo il contenuto delle intercettazioni riportate “all’interno della motivazione di un provvedimento dei giudici o utilizzato nel corso del dibattimento”. I Pm sono tenuti a depennare qualsiasi riferimento a persone terze estranee alle indagini.

Custodia cautelare

L’applicazione della custodia cautelare non potrà più essere stabilita da un giudice individuale, ma da un collegio di tre giudici. Questa novità non sarà applicata in caso di pericolo di fuga e verrà introdotta solo tra due anni, a causa della carenza di organico, attraverso l’assunzione di 250 nuove figure. In ogni caso, in tema di libertà personale, il Ddl prevede che, nel caso sussista il pericolo di reiterazione dei reati, eccezione fatta per i reati particolarmente gravi (omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina, estorsione, sequestro di persona, violenza sessuale, spaccio internazionale di stupefacenti, etc.) prima di disporre la misura cautelare, il giudice proceda all’interrogatorio della persona sottoposta ad indagini.

Traffico influenze illecite

La proposta di legge ridimensiona il reato per traffico di influenze illecite (art. 346 bis del Codice penale) solo per condotte particolarmente gravi. Inoltre, scatta la “non punibilità” se chi ha commesso il reato collabora con la giustizia.

Limiti appello Pm

Secondo la riforma, il Pm non potrà più presentare appello contro le sentenze di assoluzione “relative a reati di contenuta gravità”. Resteranno appellabili da parte del Pubblico Ministero le decisioni di assoluzione per i reati più gravi.

Infine, l’obiettivo del provvedimento è quello di creare una Pubblica Amministrazione più veloce ed efficiente. Oltre a voler reclutare nuove risorse, il Ddl prevede nuovi interventi sui processi che la regolano. La graduatoria dovrà essere definita entro 8 mesi dopo la prova scritta ed entro 10 mesi i tirocinanti dovranno essere al lavoro.

Il governo e la maggioranza di centrodestra sostengono la riforma. L’opposizione, invece, è divisa, in particolare per la soppressione del reato di abuso d’ufficio. Anche l’Associazione Nazionale Magistrati non ha gradito alcuni aspetti del testo.

La proposta di legge, approvata da Palazzo Chigi, ora passerà al vaglio del Parlamento.